WDW2018: MORE THAN RED
Un Simbolo.
συμβάλλω. Gettare o mettere insieme.
Appartenenza e di conseguenza una comunione.
In fila per due, massimo treNTA. Per 91596 "fedeli".
Siamo accoliti, accolti dal Sole di Luglio in una Riviera che si tinge di Rosso.
Un rosso lontano dalla politica.
Un rosso che è ardore e passione.
Un rosso che è ustione, per il di cui sopra Sole.
Un rosso che colpisce al cuore.
Che valica i limiti d'età unendo i giovani coi più giovani.
Valica il tempo e lo Spazio.
Mai prima d'ora lo Scudetto Ducati era riuscito nell'intento di radunare oltre 91500 motociclisti, per di più in una splendida cornice come quella del Misano World Circuit.
Ma se Ducati da un lato unisce, dall'altro divide.
Eh già.
Eh già.
Divide la vecchia e gloriosa falange dei mono da corsa e dei bicilindrici a coppie coniche dalle cinghie dentate. "Che la cinghia a casa mia la si usa per tener su i calzoni, valà."
Il vecchio dal nuovo.
I seguaci del Dio della Tecnologia, led a profusione prese USB a salvarci dai naufragi post navigazione, novelli internauti presi dai settaggi in tempo reale con app e smartphone.
I TC con le regolazioni, le mappe motore e i cambi elettronici.
Quelli che 010011100010100010101010, e la moto va come su un binario, con binario.
Più ovattate, meno arroganti, prepotenti, strafottenti, bastarde, ignoranti, capricciose, dannatamente sexy, volgarmente sfacciate, peccaminosamente pericolose delle Desmo anni 90-00's.
Le frizioni a secco e calci nel sedere.
Scoppiettin in rilascio, e quel suono gutturale in aspirazione.
Un'ispirazione per i Ducatisti Integralisti.
Un'aspirazione per i pischelli cresciuti con le campanelle ai semafori.
Una droga per coloro che amano sentirla la moto, esserle dentro e capirla.
Assuefazione contagiosa.
Divide gli stessi riders:
I Ducatisti dai Motociclisti.
I Motociclisti dai Ducatisti.
Divide Ducati dal resto del mondo.
Solo un altro marchio motociclistico ha una carica ed un'attrattiva simile. Ma ha fatto la difesa delle proprie tradizioni un baluardo statico. Quasi fossilizzandosi però sulle proprie scelte costruttive.
Il contrario di Ducati che invece ha saputo evolvere le proprie radici. Traghettandole dal passato al futuro. Facendocele godere in un presente perennemente in tensione tra queste due dimensioni così diverse eppure col medesimo fine. Eccellere.
Ed allora, arrivati fino a qui, non ancora stanchi di leggere, non ancora sazi di sapere dove andrò a parare, e redigendo un bilancio di questo evento, in soldoni, cos'è rimasto a Voi?
Cosa Vi ha fatto rimanere a bocca aperta?
(che poi lo so già, ma stiamo parlando di moto, quindi di pomponi e airbag naturali verranno ripresi dopo)
Qual è stato quindi il cibo per le Vostre menti?
Cosa ricorderete di questi 3 giorni ormai passati?
A me son rimaste parecchi aneddoti, istantanee. Ricordi che difficilmente dimenticherò.
Le persone incontrate.
Il loro tempo in cambio delle mie domande.
Le mie domande come moneta per capire, conoscere e trattenere parte del loro sapere.
Le informazioni che ho "carpito" rimescolate sottoforma di racconto per Voi.
Facce contente di ragazzi disposti a lavorare nel weekend per il puro piacere di rimettere in sesto un Ducati 98T del 1957.
Fermo da 30 anni e passa, fate voi!
Il Prof.Rossi dell'Istituto Alberti di Rimini, vero vulcano d'idee e sostenitore nonchè ideatore del Metano applicato all'alimentazione di veicoli a due ruote: suo il progetto dello Scooter a Metano in grado di percorre in totale sicurezza centinaia di Km prima di rifare il pieno.
Acerrimo nemico dei petrolieri, lo scooter non il Prof, e della CO2, meriterà un discorso più approfondito per farVi capire l'ostracismo nei confronti di questo motore innovativo, sviluppato interamente in Alberti.
Livio che rappresenta una guida indispensabile per la mia formazione, anima del Padiglione Heritage nonchè Curatore del Museo Ducati.
Praticamente una sorta di Enciclopedia, sia chiaro non della Moto, ma della Storia che va dai primi del 900 ai giorni Nostri: passando ovviamento per le moto, ma che spazia e tocca qualunque settore, da quello economico a quello sociale.
E cosa c'è di più SOCIALe delle Moto in Romagna?
La giuria, i proprietari premiati e le vere Star:
Le Moto: selezionate per un vero e proprio concorso di bellezza:
Come primedonne sono le protagoniste di mille scatti.
Da togliere il fiato da spente.
Le ragazze in abiti succinti che ti ricordano ogni 25 passi cos'ha passato Cristo quei 40 giorni nel deserto.
Le "NuoveMoto", quelle high-tech, con un fascino ed un'attrattiva particolare per i nuovi seguaci della religione tecologica
Cambi elettronici, mappe motore e una caterva di cavalli.
"Quanti?"
Quanti quelli del Mucchio Selvaggio, cosa ne dici Beauregard?
"Quasi 150 scatenati?"
Non proprio.. Cioè sul numero ci siamo, ma ora non sono proprio scatenati.
Direi più moderatamente esuberanti, meglio: son 150 cavalli di razza imbrigliati egregiamente.
E..
"E Le V4S della RACE OF CHAMPIONS?
Che ci dici? Racconta!"
Ragazzi vi dico solo che con Mr.Tamburino non ho più voglia di scherzare.
Che i 120000€ per la moto di Bayllistic sono un'eresia, giustificata solo dal fatto che il ricavato sarà devoluto in beneficienza. Eresia bellissima, sia ben chiaro ma pure sempre un'eresia!
E vi dirò di più, che secondo me le 750 Sport sono istantanee di come dovevano essere le sportive anni 70.
Dal 750 GT nasce la Sport, creata ad hoc per rivaleggiare con le contemporanee maximoto, sia italiane che straniere. Versione rimaneggiata nel telaio e sospensioni e testata da Spaggiari prima della presentazionedel 1972.
Lontana parente della Smart di quell'Imola72, Ducati calcherà la mano nelle pubblicità dell'epoca per evidenziare il DNA sportivo che ogni moto di Borgo Panigale possiede. Solo 2360 moto prodotte.
E due serie non ufficiali accreditate: la Z, dipinta in nero sul serbatoio, e la Unificata, con una bandella nera orizzontale sempre sul serbatoio, chiamata in questo modo per una sorta di family feeling tra le mono da corsa e i bicilindrici da corsa.
Poche le differenze tra le due serie, dovute soprattutto ai differneti momenti del montaggio dei vari componenti.
Che a me la 750F1 piace da morire.
Derivata dalla 750 TT1 del 1984 la 750 F1 verrà costruita in 2500 esemplari tra il 1985 e 1988.
Le premesse erano ottime, vista la discendenza nobile.
Un po' meno le promesse, dei 70cv accreditati "voci" dicevano che all'appello ne mancavano una manciata. La situazione si è risollevata ampiamente con le tre serie speciali dedicate alle tre storiche vittorie in Ducati ha impresso a fuoco il proprio nome:
Montjuic
Laguna Seca
SantaMonica: unica versione omologata per l'uso stradale e biposto, mantendo parti speciali e leghe leggere che la rendono preziosa quanto la Laguna e la Montjuic.
Che gli Scrambler rappresentarono, e lo fanno tutt'oggi nel modo più sincero, la voglia di libertà, di freedom all'americana! Che se hai un sogno, prendi e parti! Gas a manetta, vento in faccia e continua a guidare finchè non lo raggiungi! Strade e strerrati, spiagge e deserti, sì, ma anche abbandonarsi in qualche campo a far l'amore con la figlia del Dottore mica è sbagliato, che al sogno poi ci penseremo dopo.
Create per il mercato americano a ridosso della fine degli anni 60, hanno incarnato i moti giovanili di libertà ed indipendenza in chiave motociclistica.
La rottura di un ordine preesistente, vera crossover era a suo agio ovunque ed in nessun luogo.
Slegata dal concetto classico di motocicletta stradale o da regolarità o da deserto, Lei andava ovunque.
Declinata in 4 cilindrate, 125 250 350 E 450, stregherà col 3e1/2. Meno problematico dal punto di vista della manutenzione e comunque divertente e prestante quasi quanto il 450.
Che la Pantera resta ancor oggi una moto strepitosa, ed un design che risulta essere ancora un riferimento: una mezza carena, un vero mini abito che mette in bella mostra la mercanzia per la gioia dei Nostri occhi. Antiquata forse nell'impostazione di guida, ma ragazzi che sventola.
La Pantah 350 è poi una perla rara, solo 211 esemplari. Gioiellino degli anni '80 era la soluzione ideale per chi voleva evitare cilindrate superiori, vuoi per assicurazione vuoi per manutenzione più onerosa.
Non aveva nulla da inviare alla concorrenza italiana, anzi, 40 cavalli e una velocità di punta che si attestava sui 180 km/h regalava ai ragazzi di allora emozioni uniche. Solo la RD350 made in Iwata era più veloce e meno costosa, ma era un due tempi con i vari pro e contro.
La 851, vera scommessa con un desmoquattro a liquido pronta a dar battaglia nel novello campionato SuperBike del 1988.
Lucchinelli Falappa e Roche i nomi illustri che hanno portato alla ribalta la nuova bomba Desmo.
Fino a conquistare nel 1990 il Mondiale piloti con lo stesso Roche.
Un nuovo piccolo ordigno pronto a dar alla luce una nuova generazione di Ducati a quattro valvole per cilindro. Dai 105cv della 851 fino alescalation della V4 con i suoi 214cv in 30 anni.
Del Mostro che quest'anno compie un quarto di secolo.
E non è invecchiato di un minuto da quando venne presentato nel lontano 92 a Colonia.
Un motore ad aria e olio della SS 904cc incastonato nel telaio della 851.
Una scommessa, vinta! Un monstre! Quando l'hanno vista per la prima volta è stato gridato.
Dall'unione di più moto, la creatura di Mary Shaelley, pardon di Galluzzi, ha creato una nuova fetta di mercato, le moderne naked. 75cv e tanto divertimento. Alla faccia della focalizzazione sulle sole superbike!
Che Massimo Tamburini è ancora nel cuore di tutti noi, soprattuto qua a casa Nostra.
E la 916 è la testimonianza di come il genio, la creatività e l'intuizione non necissitino di un corso di Laurea per esprimersi in libertà.
Che a volte basta continuare a sognare, nonostante "TUTTI e TUTTO" contro, è possibile realizzarsi, realizzare qualcosa per sè, ma forse più per gli altri.
Dare speranza, che i sogni vanno coltivati, curati.
Che un idraulico, un signor qualunque, mosso unicamente dalla passione per le due ruote è stato in grado di rivoluzionare l'intero settore moto.
Dal design alla alle soluzioni inattese, insperate, o forse calcolate al calibro, misurate attentamente e applicate in primis alla primogenita Bimota, poi alla secondogenita Ducati ed infine alla più piccola MV.
916, sinonimo di perfezione stilistica e perfetta sintesi tra efficacia in pista e bellezza stilistica.
La Moto più bella di sempre.
Una leggenda, tramandata da guida a guida del Museo Ducati, narra che guardando la 916 dall'alto sia possibile intravedere le curve sinuose di un corpo femminile. Forse è questo che spiega in parte il Suo fascino.
Dai 105cv della 851 si passa ai 115 della 916. Non salto generazionale quantico. Ma dopo aver lavorato di fino sul pacchetto telaio, sospensioni (vedesi passaggio cantilever a monobraccio) e ciclistica in toto, l'equilibrio raggiunto fu rilevabile sin dal Suo debutto, esatte qui a Misano nel 1993.
Che trovare un'erede alla 916 era praticamente un'impresa degna dei primi film "Mission:Impossible". E che tuttavia Pierre Terblanche non si è scoraggiato. Ma anzi ha accettato la sfinda vincendola a testa alta. Dominando la partita a suon di colpi di scena, risultati in pista e col tempo.
Esatto, col tempo. Perchè per vincere questa missione impossibile molti, se non tutti, avrebbero percorso la via dell'evoluzione stilistica (vedesi 1098, che riprende in toto molti stilemi della 916). Pierre no, lui ha rivuluzionato tutto: i fari a goccia della Tamburini spariscono e al loro posto due polielissoidali verticali troneggiano all'annteriore. I due scarichi sottosella fanno spazio ad uno scatolato compatto e cattivo. Un nuovo forcellone bibraccio al retrotreno e le fiancate percorse da pannelli aerodinamici.
Insomma, le linee si fanno tese, la moto è caricata sì sul davanti, ma non appesantita; il lavoro inoltre è stato coadiuvato dallo stesso Massimo in sinergia con Pierre.
Prelevata da un futuro non ben inquadrabile con date, ad oggi rimane un altro bellissimo esempio di perfezione.
Sinuosa ed elegante la creatura di Massimo.
Spigolosa e minimale la Sudafricana.
Con 124cv in configurazione base, 3 Mondiali Piloti e 3 Mondiali Costruttori su 5 Campionati a cui ha partecipato risulta ancora oggi essere la Ducati SBK più vittoriosa di sempre.
PS di gare ne ha vinte 63 su 120!
A Voi che avete reso quei tre giorni, giorni memorabili.
Degni di essere ricordati per anni, per essere stati tutti lì. Tutti insieme.
I seguaci del Dio della Tecnologia, led a profusione prese USB a salvarci dai naufragi post navigazione, novelli internauti presi dai settaggi in tempo reale con app e smartphone.
I TC con le regolazioni, le mappe motore e i cambi elettronici.
Quelli che 010011100010100010101010, e la moto va come su un binario, con binario.
Più ovattate, meno arroganti, prepotenti, strafottenti, bastarde, ignoranti, capricciose, dannatamente sexy, volgarmente sfacciate, peccaminosamente pericolose delle Desmo anni 90-00's.
Le frizioni a secco e calci nel sedere.
Scoppiettin in rilascio, e quel suono gutturale in aspirazione.
Un'ispirazione per i Ducatisti Integralisti.
Un'aspirazione per i pischelli cresciuti con le campanelle ai semafori.
Una droga per coloro che amano sentirla la moto, esserle dentro e capirla.
Assuefazione contagiosa.
Divide gli stessi riders:
I Ducatisti dai Motociclisti.
I Motociclisti dai Ducatisti.
Divide Ducati dal resto del mondo.
Solo un altro marchio motociclistico ha una carica ed un'attrattiva simile. Ma ha fatto la difesa delle proprie tradizioni un baluardo statico. Quasi fossilizzandosi però sulle proprie scelte costruttive.
Il contrario di Ducati che invece ha saputo evolvere le proprie radici. Traghettandole dal passato al futuro. Facendocele godere in un presente perennemente in tensione tra queste due dimensioni così diverse eppure col medesimo fine. Eccellere.
Ed allora, arrivati fino a qui, non ancora stanchi di leggere, non ancora sazi di sapere dove andrò a parare, e redigendo un bilancio di questo evento, in soldoni, cos'è rimasto a Voi?
Cosa Vi ha fatto rimanere a bocca aperta?
(che poi lo so già, ma stiamo parlando di moto, quindi di pomponi e airbag naturali verranno ripresi dopo)
Qual è stato quindi il cibo per le Vostre menti?
Cosa ricorderete di questi 3 giorni ormai passati?
A me son rimaste parecchi aneddoti, istantanee. Ricordi che difficilmente dimenticherò.
Le persone incontrate.
Il loro tempo in cambio delle mie domande.
Le mie domande come moneta per capire, conoscere e trattenere parte del loro sapere.
Le informazioni che ho "carpito" rimescolate sottoforma di racconto per Voi.
Facce contente di ragazzi disposti a lavorare nel weekend per il puro piacere di rimettere in sesto un Ducati 98T del 1957.
Fermo da 30 anni e passa, fate voi!
Il Prof.Rossi dell'Istituto Alberti di Rimini, vero vulcano d'idee e sostenitore nonchè ideatore del Metano applicato all'alimentazione di veicoli a due ruote: suo il progetto dello Scooter a Metano in grado di percorre in totale sicurezza centinaia di Km prima di rifare il pieno.
Acerrimo nemico dei petrolieri, lo scooter non il Prof, e della CO2, meriterà un discorso più approfondito per farVi capire l'ostracismo nei confronti di questo motore innovativo, sviluppato interamente in Alberti.
Livio che rappresenta una guida indispensabile per la mia formazione, anima del Padiglione Heritage nonchè Curatore del Museo Ducati.
Praticamente una sorta di Enciclopedia, sia chiaro non della Moto, ma della Storia che va dai primi del 900 ai giorni Nostri: passando ovviamento per le moto, ma che spazia e tocca qualunque settore, da quello economico a quello sociale.
E cosa c'è di più SOCIALe delle Moto in Romagna?
La giuria, i proprietari premiati e le vere Star:
Le Moto: selezionate per un vero e proprio concorso di bellezza:
Come primedonne sono le protagoniste di mille scatti.
Da togliere il fiato da spente.
Figuratevi una volta messe in moto!
E poi ancora i saluti mai forzati ai migliaia di riders. Le derapate alle rotonde (CHE NON SI FANNO EH, CHE E' PERICOLOSO EH, si ma danno un gusto di quelli che poi quando vai alla CAP a cambiare le gomme loro godono pure di più), scoppietti tipo caldarroste ma a Luglio.
Le ragazze desmomunite, che è meglio non ingarellarsi con loro: il rischio di prendere paga dal gentil sesso era ed è veramente, ma veramente alto!Le ragazze in abiti succinti che ti ricordano ogni 25 passi cos'ha passato Cristo quei 40 giorni nel deserto.
Le "NuoveMoto", quelle high-tech, con un fascino ed un'attrattiva particolare per i nuovi seguaci della religione tecologica
Cambi elettronici, mappe motore e una caterva di cavalli.
"Quanti?"
Quanti quelli del Mucchio Selvaggio, cosa ne dici Beauregard?
"Quasi 150 scatenati?"
Non proprio.. Cioè sul numero ci siamo, ma ora non sono proprio scatenati.
Direi più moderatamente esuberanti, meglio: son 150 cavalli di razza imbrigliati egregiamente.
E..
"E Le V4S della RACE OF CHAMPIONS?
Che ci dici? Racconta!"
Ragazzi vi dico solo che con Mr.Tamburino non ho più voglia di scherzare.
Che i 120000€ per la moto di Bayllistic sono un'eresia, giustificata solo dal fatto che il ricavato sarà devoluto in beneficienza. Eresia bellissima, sia ben chiaro ma pure sempre un'eresia!
E vi dirò di più, che secondo me le 750 Sport sono istantanee di come dovevano essere le sportive anni 70.
Dal 750 GT nasce la Sport, creata ad hoc per rivaleggiare con le contemporanee maximoto, sia italiane che straniere. Versione rimaneggiata nel telaio e sospensioni e testata da Spaggiari prima della presentazionedel 1972.
Lontana parente della Smart di quell'Imola72, Ducati calcherà la mano nelle pubblicità dell'epoca per evidenziare il DNA sportivo che ogni moto di Borgo Panigale possiede. Solo 2360 moto prodotte.
E due serie non ufficiali accreditate: la Z, dipinta in nero sul serbatoio, e la Unificata, con una bandella nera orizzontale sempre sul serbatoio, chiamata in questo modo per una sorta di family feeling tra le mono da corsa e i bicilindrici da corsa.
Poche le differenze tra le due serie, dovute soprattutto ai differneti momenti del montaggio dei vari componenti.
Che a me la 750F1 piace da morire.
Derivata dalla 750 TT1 del 1984 la 750 F1 verrà costruita in 2500 esemplari tra il 1985 e 1988.
Le premesse erano ottime, vista la discendenza nobile.
Un po' meno le promesse, dei 70cv accreditati "voci" dicevano che all'appello ne mancavano una manciata. La situazione si è risollevata ampiamente con le tre serie speciali dedicate alle tre storiche vittorie in Ducati ha impresso a fuoco il proprio nome:
Montjuic
Laguna Seca
SantaMonica: unica versione omologata per l'uso stradale e biposto, mantendo parti speciali e leghe leggere che la rendono preziosa quanto la Laguna e la Montjuic.
Che gli Scrambler rappresentarono, e lo fanno tutt'oggi nel modo più sincero, la voglia di libertà, di freedom all'americana! Che se hai un sogno, prendi e parti! Gas a manetta, vento in faccia e continua a guidare finchè non lo raggiungi! Strade e strerrati, spiagge e deserti, sì, ma anche abbandonarsi in qualche campo a far l'amore con la figlia del Dottore mica è sbagliato, che al sogno poi ci penseremo dopo.
Create per il mercato americano a ridosso della fine degli anni 60, hanno incarnato i moti giovanili di libertà ed indipendenza in chiave motociclistica.
La rottura di un ordine preesistente, vera crossover era a suo agio ovunque ed in nessun luogo.
Slegata dal concetto classico di motocicletta stradale o da regolarità o da deserto, Lei andava ovunque.
Declinata in 4 cilindrate, 125 250 350 E 450, stregherà col 3e1/2. Meno problematico dal punto di vista della manutenzione e comunque divertente e prestante quasi quanto il 450.
Che la Pantera resta ancor oggi una moto strepitosa, ed un design che risulta essere ancora un riferimento: una mezza carena, un vero mini abito che mette in bella mostra la mercanzia per la gioia dei Nostri occhi. Antiquata forse nell'impostazione di guida, ma ragazzi che sventola.
La Pantah 350 è poi una perla rara, solo 211 esemplari. Gioiellino degli anni '80 era la soluzione ideale per chi voleva evitare cilindrate superiori, vuoi per assicurazione vuoi per manutenzione più onerosa.
Non aveva nulla da inviare alla concorrenza italiana, anzi, 40 cavalli e una velocità di punta che si attestava sui 180 km/h regalava ai ragazzi di allora emozioni uniche. Solo la RD350 made in Iwata era più veloce e meno costosa, ma era un due tempi con i vari pro e contro.
La 851, vera scommessa con un desmoquattro a liquido pronta a dar battaglia nel novello campionato SuperBike del 1988.
Lucchinelli Falappa e Roche i nomi illustri che hanno portato alla ribalta la nuova bomba Desmo.
Fino a conquistare nel 1990 il Mondiale piloti con lo stesso Roche.
Un nuovo piccolo ordigno pronto a dar alla luce una nuova generazione di Ducati a quattro valvole per cilindro. Dai 105cv della 851 fino alescalation della V4 con i suoi 214cv in 30 anni.
Del Mostro che quest'anno compie un quarto di secolo.
E non è invecchiato di un minuto da quando venne presentato nel lontano 92 a Colonia.
Un motore ad aria e olio della SS 904cc incastonato nel telaio della 851.
Una scommessa, vinta! Un monstre! Quando l'hanno vista per la prima volta è stato gridato.
Dall'unione di più moto, la creatura di Mary Shaelley, pardon di Galluzzi, ha creato una nuova fetta di mercato, le moderne naked. 75cv e tanto divertimento. Alla faccia della focalizzazione sulle sole superbike!
Che Massimo Tamburini è ancora nel cuore di tutti noi, soprattuto qua a casa Nostra.
E la 916 è la testimonianza di come il genio, la creatività e l'intuizione non necissitino di un corso di Laurea per esprimersi in libertà.
Che a volte basta continuare a sognare, nonostante "TUTTI e TUTTO" contro, è possibile realizzarsi, realizzare qualcosa per sè, ma forse più per gli altri.
Dare speranza, che i sogni vanno coltivati, curati.
Che un idraulico, un signor qualunque, mosso unicamente dalla passione per le due ruote è stato in grado di rivoluzionare l'intero settore moto.
Dal design alla alle soluzioni inattese, insperate, o forse calcolate al calibro, misurate attentamente e applicate in primis alla primogenita Bimota, poi alla secondogenita Ducati ed infine alla più piccola MV.
916, sinonimo di perfezione stilistica e perfetta sintesi tra efficacia in pista e bellezza stilistica.
La Moto più bella di sempre.
Una leggenda, tramandata da guida a guida del Museo Ducati, narra che guardando la 916 dall'alto sia possibile intravedere le curve sinuose di un corpo femminile. Forse è questo che spiega in parte il Suo fascino.
Dai 105cv della 851 si passa ai 115 della 916. Non salto generazionale quantico. Ma dopo aver lavorato di fino sul pacchetto telaio, sospensioni (vedesi passaggio cantilever a monobraccio) e ciclistica in toto, l'equilibrio raggiunto fu rilevabile sin dal Suo debutto, esatte qui a Misano nel 1993.
Che trovare un'erede alla 916 era praticamente un'impresa degna dei primi film "Mission:Impossible". E che tuttavia Pierre Terblanche non si è scoraggiato. Ma anzi ha accettato la sfinda vincendola a testa alta. Dominando la partita a suon di colpi di scena, risultati in pista e col tempo.
Esatto, col tempo. Perchè per vincere questa missione impossibile molti, se non tutti, avrebbero percorso la via dell'evoluzione stilistica (vedesi 1098, che riprende in toto molti stilemi della 916). Pierre no, lui ha rivuluzionato tutto: i fari a goccia della Tamburini spariscono e al loro posto due polielissoidali verticali troneggiano all'annteriore. I due scarichi sottosella fanno spazio ad uno scatolato compatto e cattivo. Un nuovo forcellone bibraccio al retrotreno e le fiancate percorse da pannelli aerodinamici.
Insomma, le linee si fanno tese, la moto è caricata sì sul davanti, ma non appesantita; il lavoro inoltre è stato coadiuvato dallo stesso Massimo in sinergia con Pierre.
Prelevata da un futuro non ben inquadrabile con date, ad oggi rimane un altro bellissimo esempio di perfezione.
Sinuosa ed elegante la creatura di Massimo.
Spigolosa e minimale la Sudafricana.
Con 124cv in configurazione base, 3 Mondiali Piloti e 3 Mondiali Costruttori su 5 Campionati a cui ha partecipato risulta ancora oggi essere la Ducati SBK più vittoriosa di sempre.
PS di gare ne ha vinte 63 su 120!
A Voi che avete reso quei tre giorni, giorni memorabili.
Degni di essere ricordati per anni, per essere stati tutti lì. Tutti insieme.
Legati involontariamente ad un Desmo che ci ha rapito dalla prima messa moto.
"...
Strani ricordi di quei frenetici tre giorni al SantaMonica. Sono passati quanti? 25 giorni? Sembra una vita. Quel genere di apice che non tornerà mai più, son non tra altri due anni. La ROmagna in Estate ed un Raduno epico come il WDW sono un posto speciale ed un momento speciale di cui fare parte. Ma nessuna spiegazione, nessuna miscela di parole, musica e ricordi poteva toccare la consapevolezza di essere stato là, vivo, in quell'angolo di tempo e di mondo, qualunque cosa significasse. C'era follia in ogni direzione..
Ad ogni ora potevi sprizzare scintille dovunque, c'era una fantastica, universale, sensazione che qualsiasi cosa facessimo fosse giusta, che stessimo vincendo.
E quello, credo, era il nostro appiglio, quel senso di inevitabile vittoria contro le forze del vecchio e del male, non in senso violento o cattivo, non ne avevamo bisogno, la nostra energia avrebbe semplicemente prevalso, avevamo tutto lo slancio, cavalcavamo la cresta di un'altissima e meravigliosa onda. E ora, meno di un mese dopo, puoi passeggiare per il centro di Riccione, o sul Lungomare e, se guardi a sud-ovest, con il tipo giusto di occhi, puoi quasi vedere il segno dell'acqua alta, quel punto, dove l'onda infine si è infranta ed è tornata indietro.."
Gli altri motociclisti salutano poco adesso.
Ma aspettate il prossimo WDW.
Aspettate che torni la marea Rossa.
Perchè io son già pronto a cavalcarla ancora una volta.
"...
Strani ricordi di quei frenetici tre giorni al SantaMonica. Sono passati quanti? 25 giorni? Sembra una vita. Quel genere di apice che non tornerà mai più, son non tra altri due anni. La ROmagna in Estate ed un Raduno epico come il WDW sono un posto speciale ed un momento speciale di cui fare parte. Ma nessuna spiegazione, nessuna miscela di parole, musica e ricordi poteva toccare la consapevolezza di essere stato là, vivo, in quell'angolo di tempo e di mondo, qualunque cosa significasse. C'era follia in ogni direzione..
Ad ogni ora potevi sprizzare scintille dovunque, c'era una fantastica, universale, sensazione che qualsiasi cosa facessimo fosse giusta, che stessimo vincendo.
E quello, credo, era il nostro appiglio, quel senso di inevitabile vittoria contro le forze del vecchio e del male, non in senso violento o cattivo, non ne avevamo bisogno, la nostra energia avrebbe semplicemente prevalso, avevamo tutto lo slancio, cavalcavamo la cresta di un'altissima e meravigliosa onda. E ora, meno di un mese dopo, puoi passeggiare per il centro di Riccione, o sul Lungomare e, se guardi a sud-ovest, con il tipo giusto di occhi, puoi quasi vedere il segno dell'acqua alta, quel punto, dove l'onda infine si è infranta ed è tornata indietro.."
Gli altri motociclisti salutano poco adesso.
Ma aspettate il prossimo WDW.
Aspettate che torni la marea Rossa.
Perchè io son già pronto a cavalcarla ancora una volta.