ONE WAY MONOLOGUE: DESIGN. MONOLOGO A SENSO UNICO

Il difficile compito del creatore/creativo.
(Dal punto di vista di un semplice fruitore)

Mi sto accingendo a finire la saga della Torre Nera.
Quanto è difficile essere creativi. Mi viene da pensare.
L'arte del creare.
Nessuno spoiler, nessuna anticipazione.
Un mio grande amico, Ciao Giovanni!, mi disse in una spiaggia semideserta di Patmos che il compito più difficile di un artista non è quello di creare, ma sapere quando è ora di fermarsi.
Nonostante i difetti, evidenti o meno.
Nonostante alcuni elementi perfettibili, acerbi.
O esasperati.
Nessun timore di lasciare incompiuta l'opera (incompiuta per chi poi?).
Così deve proseguire nella Sua vita.
Allora magari difficile non è, svincolati da canoni pre-imposti.

MATITE TASTIERE SCALPELLI PENNE VOCI PENNELLI MARTELLI.



Liberi da tutto il resto.
Unico vincolo di parentela rimane quello del Creatore, che scruta, intravede, e plasma il loro destino.
Ed allora simmetria, eliminazione delle imperfezioni superficiali, le proporzioni possono essere sovvertite in onore alla creazione.
Il lieto fine. Magari domani.

I sentimenti espressi in modo netto, buoni cattivi e bianco e nero. Magari nel prossimo capitolo.

PAGINE SCHERMI MARMI TELE PIETRE.


CAD

Può piacervi, come no.

Ma i difetti, le imperfezioni, le asimmetrie, lo stile sporco: caratteristiche  capaci di dare autenticità. Di rendere riconoscibile soggetto interessato.
Non sono forse i Nostri DIFETTI ad essere le nostre note distintive?
Sono solo nostri.

Perfezione quindi come sinonimo di omologazione? ed imperfezione l'esatto contrario?
Non necessariamente.
Ma sicuramente il rischio noia, incapacità di saper trasmettere altro oltre quel concetto, è molto alto. Il rischio della ripetitività.

MOTO

Eggià. Qui provo a scrivere di moto.
Scrivo quello che vedo e immagino.

Spesso si sente dire:
Ah, ma come ha fatto (nome a caso) la DUCATI, a produrre una moto così illo tempore?

Multistrada
 


999



Per esempio..
Ebbene, sapete quanto io apprezzi fortemente Terblanche.
Con la Sua unica visione del mondo.


Un imprinting che ogni sua creatura porta nel proprio dna.

Tornando a quel mare e a quella spiaggia di Patmos, Pierre ha deciso di fermarsi lasciando ai suoi figli spigoli non limati, con delle imperfezioni evidenti.
Magari a livello estetico, ma impeccabile tecnicamente parlando.

A differenza del Maestro Tamburini.


Che ha dipinto la perfezione di rosso dandole la forma della 916.
Ineccepibile.
Tecnicamente impareggiabile rispetto alla 851.
Un salto generazionale.
Perfetta.

Ma.

Ma per il mio cranio malato tra la 999, il brutto anatroccolo, e la 916, la reginetta in rosso.
Non potevo che innamorarmi dell'outsider.

Bella con tanti ma:

Ma non ha il monobraccio.
Ma non ha i fari come la 916.
Ma è più pesante della 916.
Ma è strana.
Ma non è la 916.

E non deve esserlo.
Lei è altro.
Lei è oltre.

Con i suoi difetti ad innalzarla o ad insabbiarla, mettetela come vi pare.
Ma un martello pneumatico user friendly.
Minimalismo e funzione, sovversione e tradizione in una Moto capace di bastonare la concorrenza per anni, capace di vincere ad armi pari, con pari cilindrata e due cilindri in meno. Di fendere l'aria con un'aerodinamica sopraffina.


Capace di esaltare le folle.


Ma credo che già alla prima abbia fatto centro.
Ne riparleremo tra altri 3/4 anni. 
Io intanto ne metto una nel box.
Grazie Pierre.


Ho parlato e parlo solo di Ducati, perchè beh, provatene una e magari capirete.
Per chi già la guida, ci siamo capiti no?

Ma si potrebbe applicare lo stesso ragionamento alla Husqvarna con le nuove PILEN, all'Aprilia con la MOTO', alla Honda e al Suo CUB ecc ecc ecc.



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