Qualcuno era Motociclista.

Buongiorno amici.

Non vuole essere un plagio: non canto nè ho lo spessore di GG.
Non vuole essere una critica.
Non vuole essere un elogio.
Non è nemmeno uno statuto.
E' che amo la Nostra Italia, ma ancor di più la mia Terra. 
Prendete lo scritto come un'aticipazione all'articolo che scriverò per il  Misano Classic Weekend.

Qualcuno era Motociclista.
Qualcuno era Motociclista perché era nato in Emilia.
Qualcuno era Motociclista perché era nato in Romagna.
Qualcuno era Motociclista perché il nonno lo zio il papà. La mamma no.


Qualcuno era Motociclista perché vedeva Jarno come una promessa, Casey come una poesia, Vale il miglior amico di Mameli..


Qualcuno era Motociclista perché si sentiva solo.


Qualcuno era Motociclista perché da ragazzo aveva avuto una educazione troppo automobilistica. Ahi ahi ahi ahi. (Damon Hill su TZ 3501984)


Qualcuno era Motociclista perché il cinema lo esigeva, la televisione lo esigeva, Guido Meda lo esigeva, la pittura lo esigeva, Sironi anche, la letteratura pure, lo esigevano tutti.

Qualcuno era Motociclista perché glielo avevano detto.


Qualcuno era Motociclista perché non gli avevano detto tutto.


Qualcuno era Motociclista perché prima, prima prima, era un ciclista.


Qualcuno era Motociclista perché aveva capito che la Vespa andava piano, ma lontano.


Qualcuno era Motociclista perché Renzo, Marco, Nicky, Angelo, Daijiro, Luis, Andreas e tutti gli altri erano brave persone.


Qualcuno era Motociclista perché era ricco ma preferiva la scomodità della moto al lusso dell’auto.


Qualcuno era Motociclista  perché si faceva il passo di via Maggio e si commuoveva alla Mototagliatella popolare.


Qualcuno era Motociclista perché era talmente affascinato dai piloti del Mondiale che voleva essere uno di loro.


Qualcuno era Motociclista  perché non ne poteva più di fare il pilota da Mondiale.

Qualcuno era Hondista perché voleva l'aumento di affidabilità.

Qualcuno era Ducatista perché il Mondiale oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente.

Qualcuno era Valentianiano perché il Mondiale oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente.


Qualcuno era Guzzista per fare rabbia a suo padre.


Qualcuno era Fuoristradista perché guardava solo i campi.


Qualcuno era Motociclista per moda.


Qualcuno per principio.



Qualcuno per "costrizione".


Qualcuno era Motociclista perché voleva piegare su tutto. Minchia.


Qualcuno era Motociclista perché non conosceva le strade a Roma e in Italia in generale.


Qualcuno era Ducatista perché aveva scambiato i Ducatisti Integralisti per gli apostoli di Taglioni.


Qualcuno era Motociclista perché era più Motociclista degli altri.

Qualcuno era Motociclista perché c'era il Gran Premio del Mugello.


Qualcuno era Motociclista malgrado ci fossero questi elementi al Gran Premio del Mugello.


Qualcuno era Motociclista perché negli anni 50 non c'era niente di più economico della motoretta.


Qualcuno è  Motociclista perché abbiamo avuto per anni la MotorValley e l’abbiamo (RI)scoperta solo da poco.


Qualcuno era Bimotista perché non ne poteva più di anni di dominio delle solite marche.



Qualcuno era Motociclista perché chi era contro era Motociclista.


Qualcuno era Motociclista  perché non sopportava più quella cosa chiusa e stretta che ci ostiniamo a chiamare automobile.


Qualcuno credeva di essere Motociclista, e forse era qualcos'altro.


Qualcuno era Motociclista perché sognava una libertà non poi così diversa da quella di easy rider.


Qualcuno era Motociclista perché credeva di poter essere vivo e felice, solo se lo erano anche gli altri.







Qualcuno era Motociclista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo. Perché sentiva la necessità di una strada diversa.
Perché forse era solo una forza, un volo, un sogno, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Sì, qualcuno era Motociclista perché con accanto questo slancio ognuno era come, più di sé stesso. Era come due persone in una
Da una parte la personale fatica quotidiana, di sacrifici e risparmi e dall'altra,un casco, un paio di guanti e il sedere su uno strapuntino di sella e subito il senso di appartenenza a una razza, che voleva spiccare il volo, se non per cambiare veramente la vita, almeno una sola giornata.
No, niente rimpianti. Forse anche allora molti, avevano dato gas, senza essere veramente capaci di guidare, come dei piloti ipotetici.

E ora? Anche ora, ci si sente come in due. Da una parte l'uomo inserito che vive di social, gode della tranquillità e non mostra debolezze, che devono restare chiuse in un armadio, e dall'altra il pilota, il Motociclista che segue perennemente quel sogno fatto di curve e discese, risalite e ghiaino. Come le metafore della vita, incontrerà sempre cocevia lungo la strada, lungo la cattiva strada, percorrendo la retta via. Pronto a fermarsi se vede un Compagno in difficoltà. Ad incazzarsi se un’auto non rispetta uno Stop. Pronto a correre più veloce dei suoi pensieri. Che però arrivano sempre prima di Lui.
A ridere per le cazzate fatte, e a piangere gli amici lasciati come sentinelle ai bordi delle strade, come guardiani per i futuri cercatori di libertà.

Li riconosci dagli occhi, di solito tendono a perdersi lungo la strada..




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