DUCATI WORLD PREMIERE 2020: Dalla Romagna con furore

Poche le vere novità in realtà, ma tutte mirate ad un affinamento generale della line up presente a listino, e tutte con un alto contenuto di adrenalina.
Come il mio arrivo al Palacongressi di Rimini. Sfrecciando su una E-bike, anzi sulla E-bike di Chiara ad velocità smodata (25 km/h).
Arrivo trafelato per l'accredito. Ritiro il pass e attendo trepidante l'inizio dello show, memore delle precedenti Premiere viste live su SKY gli anni scorsi.

Si abbassano le luci e la musica riempie il silenzio.
Il CEO Ducati, Claudio Domenicali prende la parola e la scena.

L'incipit della presentazione è dedicata alla Motor Valley, quale crogiuolo di meccanica, ingegno e design: sintesi perfetta delle eccellenze Emiliano-Romagnole da corsa che danno lustro al Made in Italy nel mondo.
Ducati, in virtù di tutte queste qualità, è riuscita a ritagliarsi un ruolo premium nel settore moto anno dopo anno. Dedicandosi all'aggiornamento e all'affinamento del proprio know-how, senza rinnegare il suo DNA RACING.
E da questo spunto, la disamina del bilancio di attività:
se dal versante vendite arriva un dato importantissimo che rivela che su 5 sportive vendute, 1 è una Panigale, dal versante racing le notizie sono..
Eh, come sono le notizie? Le notizie le conosciamo bene: Titoli CIV e BSB conquistati grazie al Nostro Pirro e al futuro ufficiale WSBK 2020 Redding. E' nella classe regina e nel mondiale delle derivate che ancora non riusciamo a chiudere il cerchio.
Il bicchiere è mezzo: nè pieno nè vuoto. Semplicemente a metà.
Non manca molto, ma manca da un po'.

Detto questo, chiusa una porta si apre un portone.
Ed il portone Ducati 2020 si apre all'insegna del green: eggià perchè ad introdurre la nuova gamma 2020 ci pensano le E-bike Ducati MIG declinate in varie versioni, dalla Limited pronto gara MTB alla più accessibile Scrambler, per prezzo e prestazioni, valida soluzione per il commuting urbano.


Ma se vi suona strano sentir parlare di E-bike alla Premiere Ducati, non preoccupatevene troppo.
Perchè a cambiare colonna sonora, con una nota Dark, ci pensa lei:
Fedele al principio basato su essenzialità ed economicità, ed evidenziato dalla tipica colorazione opaca, la nuova Scrambler Icon Dark si presenta priva di orpelli e fronzoli. Restano solo gli stilemi necessari, con un bel risparmio sul prezzo finale di acquisto.

La storia Scrambler però non si esaurisce con la variante Dark, ma si arricchisce di due concept che verranno svelati ad EICMA 2019:
Scrambler Motard, con ruota da 17" e impostazione Supermoto.

Ed infine la Desert X, chiaro omaggio all'Elefante del deserto degli anni 90.


DIAVEL 1260 S red
Il secondo modello Ducati a sfilare sul palcoscenico di Rimini è la nuova Diavel 1260 S red.
A lei il compito di portare alcuni tratti distintivi del concept Materico presentato in occasione della Settimana del Design a Milano.

Disponibile da Febbraio 2020.

MULTISTRADA 1260 S GRAND TOUR
Terzo modello, inteso come variazione sul tema Multistrada, è la nuova Multistrada 1260 S Grand Tour.
Modello pensato e realizzato sulla base dei feedback dei viaggiatori più incalliti, è proposto con una serie di optional indispensabili per tutti coloro che macinano migliaia di km ogni anno.
Si parte dalle luci supplementari passando per il set di borse rigide, il tappo carburante keyless fino al TMPS, il controllo pressione pneumatici.
Disponibile da Ottobre 2019.

PANIGALE V2
Il lato emozionale torna però prepotente quando sui tre maxischermi compaio tre sportive che hanno fatto la felicità di tanti motociclisti.
Si parte dall'iconica 749, una moto che come una scossa tellurica ha ridefinito gli standard di design per le moto da corsa di Borgo Panigale,  passando per la 848 e per finire all'ultima 859/959.
Ecco, un certo Massimo Tamburini, in tempi non sospetti riassumeva il Tamburini pensiero nella massima "in medio stat virtus": ovvero "non è strettamente necessario avere cilindrate elevate con cavallerie folli per divertirsi".
Una sintesi perfetta che tede a stonare se accostata alla cilindrata della Panigale V2: definire in effetti un quasi mille una cilindrata "media" è azzardato, ma nemmeno così tanto.
Fedele al concetto di moto track oriented, ha una impostazione di base però votata alla gratificazione personale su strada.
Non è estrema, affilata quanto un martello pneumatico acceso in una cristalliera. E' sincera, non impegna quanto una race replica e con una taratura meno estrema della ciclistica risulta tranquillamente utilizzabile anche in strada.
Il design rispetto alla versione precedente compie un salto in avanti, ammiccando non tanto velatamente alla sorellona V4:
il layout del frontale riceve gli aggiornamenti stilistici della Desmo16 stradale e riceve in dote una nuova unità monobraccio al posteriore.
Tra gli upgrade a livello elettronico sono degni di nota il nuovo display TFT, l'ABS cornering, nuovo TC, Anti-Wheelie, Quicksfift e nuove mappe freno motore.
Showa all'anteriore e ZF al posteriore completano il corredo ciclistico.


PANIGALE V4
Poi il gioco si fa duro di colpo.
E come un montante in pieno mento arriva la Panigale V4 2020.
Ma è uguale alla precedente! Ho pensato, sbagliandomi in pieno. Perchè?

Perchè è stata ripensata per un uso meno esasperato: non sono le alette della R ad averla stravolta. No, non stavolta. Il lavoro è stato fatto di fino, e celato all'occhio, ma percepibile una volta in sella. La richiesta che da più fronti arrivava al servizio clienti Ducati o dai concessionari era sempre la stessa: che fosse meno brutale, meno eccessiva nelle reazioni. Meno impegnativa dal punto di vista fisico e psicologico.
Mica facile rabbonire oltre 200cv nati per gareggiare in MotoGP.
Eppure alzando qua, smussando là, cesellando il telaio:
migliorando l'aerodinamica:
implementando l'elettronica e anche la perizia nel condurla, ecco che, a detta dei tester, la moto non solo risultava più facile da portare (sia chiaro è pur sempre una bestia a cui hanno semplicemente fatto l'antirabbica, resta comunque un'arma letale a cui dare non più del Voi, ma del Lei) ma addirittura più veloce. Rendendo i limiti più vicini da raggiungere, la V4 2020 ora ti permette di giocare con lei più a lungo.
Lo stesso Pirro, e mica un semplice Luca Protti, l'ha definita molto più simile alla sua SBK con cui ha disputato e trionfato al CIV rispetto al modello 2019.

Per coloro che soffrono di pruriti ancora più forti, il Medico di Borgo Panigale ha la soluzione e alla ricetta ci aggiunge una S.
Che porta i limiti ancora più in là, sconfinando nelle lande della R.
I prezzi sono adeguati a quello che viene proposto: 165.46€ al kg. In totale chiedete?
28790€.


STREETFIGHTER V4
E dulcis in fundo, come dessert, via i veli alla V4. Sì, la Panigale si spoglia della carenatura per mostrare stacchi di telaio e le forme generose del Desmo V4. Il leitmotiv ispiratore della nuova HyerNaked sembra esser stato lui, il Joker. E non poteva essere altrimenti..
E' tanta, è esagerata, fa paura da ferma figurarsi ad accenderla. 
208cv li mette lì così, sul piatto della bilancia insieme ai 178kg di peso.
A Borgo Panigale la chiamano la Fight Formula. Io credo che possa essere definito il preludio al viaggio interdimensionale.
Non perchè i numeri siano stratosferici rispetto alla casta sorella di rosso vestita.
Ma perchè è in grado di oltrepassare di slancio i 270 Km/h senza un minimo di riparo per il pilota, il quale, passata quella soglia, si ritrova praticamente in equilibrio sull'orizzonte degli eventi.
Per evitare decolli non autorizzati o voli radenti vicino alle torri di controllo ci pensano le nuove soluzioni aerodinamiche: due ali biplano capaci di generare 28kg di peso sulla ruota anteriore che imbrigliano la guerriera della strada, alla strada.

Non ha senso disquisire sulla sensatezza di una moto. Figurarsi di questa. Perchè? Perchè la moto rappresenta tutto ciò che di insensato vi sia al mondo. E' instabile, non ha protezione dalla pioggia, nè per il freddo. Si è esposti a pericoli cagionati da propri comportamenti e da quelli altrui. Insomma, questa StreetFighter V4 da un punto di vista logico ha lo stesso senso di un HM 50. Sono entrambi pericolosi. Sarebbe allora necessario creare un MATTOMETRO, uno strumento in grado di calcolare la follia: e se l'HM rientra nella classe più bassa, ossia TSO, ecco, la Streetfighter è quella che è scappata dal reparto, ha seviziato tutti i dottori, gli infermieri, il personale di sala, poi è scesa in strada e dopo aver sovvertito un paio di leggi della fisica si messa buona in bella mostra nei concessionari.
La moto è passione, è fremito irrazionale, e la nuova StreetFighter 2020 rappresenta appieno tutto questo.
Disponibile da Marzo 2020 a partire da 19990€.

Una presentazione misurata, senza eccessi nè grossi colpi di scena che dopo circa un'ora volge al termine.
Le aspettative, come sempre quando si parla di un brand come Ducati, sono alte.
E dopo questa Premiere cosa resta?
Resta la curiosità di vedere quali saranno gli (altri) assi nella manica calati ad EICMA 2019.
Resta la voglia di poterne provare almeno un paio di moto.
E resta un pizzico di amarezza. I prodotti sono notevoli. Eccellono praticamente in ogni area. Gli intervalli di manutenzione hanno raggiunto standard ottimi. Le moto, a parità di segmento, sono addirittura più facili rispetto a 10 anni fa.
E allora cos'è questa nota amara che persiste?
Che forse possa essere un design fatto a tavolino per piacere a tutti, senza spaccare in due il pubblico? Che possa ridursi solo a quello? O che le impressionanti prestazioni, oramai imbrigliate dal Dio dell'Elettronica, possano essere raggiunte e fruite da tutti? Prima Ducati era un punto d'arrivo, raramente punto di partenza, vuoi per questioni economiche vuoi perchè erano moto particolari in tutto. Ma una volta arrivato lì, a sedere sulle Rosse, o Gialle, o Nere, era il coronamento di un sogno.
Ma questa è solo una mia elucubrazione, che ogni tanto riaffiora quando incrocio una di quelle scorbutica vecchietta di 15/20 anni fa.
E penso allora alle mie cadute, per colpa di una frenata di emergenza conclusasi con una musata, quasi sempre innocua sull'asfalto. E ripenso anche a quelli a cui è andata peggio. Perchè non hanno potuto godere di questi salvavita. Perchè vanno chiamati così i controlli elettronici: ci salvano la vita.
E allora per fortuna che il progresso va avanti. E ci aiuta.


Ma la mia Hypermotard 1100 EVO SP, vecchia rispetto alle nuove leve, resterà con me un altro po'. Un altro bel po'.


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