MISANO CLASSIC WEEKEND: GLI ARTIGIANI DELLA VELOCITA'

Buongiorno amici.
Non ci si sente da così tanto. Con sempre meno frequenza. 
Ma spero di farlo ora portandoVi un pezzo di me, che ha richiesto del tempo. 
Che ha richiesto sacrifici ma che mi ha ripagato con grandi soddisfazioni.
Ho avuto modo di rivedere dopo quasi due anni Paolo, della Bimota Classic Parts, ed approfondire un discorso lasciato in sospeso a Marzo 2017 con Ascanio
Ho conosciuto poi nuovi amici che hanno avuto voglia di affrontare questa nuova sfida con me.
A partire da Maurizio Pasini fino a tutto lo Staff del Misano World Circuit. Senza dimenticarmi del Moto Club Misano Adriatico e del Museo Nazionale del Motociclo: è grazie a loro che le moto presenti, come colonne portanti dell'abilità manuale romagnola, hanno potuto far bella mostra di sè in circuito. 
Ma cos'è sta cosa degli Artigiani della Velocità?

E' stato un convegno, un talk show, una mostra. E' stata una chiacchierata, un ritrovo tra fanatici delle moto. Sarà una mostra, e forse anche qualcos'altro.
Ma probabilmente è stato solo un modo differente per parlare di coloro stanno dietro le quinte. Nascosti a "smanettare" sulle moto. E le moto presenti in occasione del Misano Classic Weekend 2019 questa volta recitano il mero ruolo di mezzo per raggiungere un fine differente. 
Introdurre sulla scena gli Artigiani da corsa che ci sono qui in Romagna.

Sì lo so, ce ne sono almeno un centinaio. Ma il tempo era poco e la mia ignoranza tanta. Così mi sono soffermato solo sulle tre case +1 che hanno giocato un ruolo strategico nel raccontare "il fatto a mano". Quelli che basta un martello, una lastra di alluminio e un saldatore. Quelli che l'alternativa era la via giusta. E che come nella Cattiva Strada, loro preferivano sovvertire piuttosto che adeguare.

TAKUMI

Una qualifica elevatissima. In Giappone si è soliti infatti identificare con questo termine il Maestro Artigiano, colui il quale ha speso 10000 ore della propria vita ad esercitarsi in quel determinato settore. Tuttavia, per assurgere a quella carica, gli stessi TAKUMI affermano che ne servano almeno 60000 di ore. Una intera esistenza dedicata ad affinare i movimenti, ripetuti con costanza non per costrizione, ma ad libitum, correggendone gli errori, migliorandoli fino alla perfezione.

Ma non siamo in Giappone. Qui siamo in Romagna e fino al 1971, di solito gli Artigiani della velocità erano soliti preparare le proprie moto da corsa per prendere parte alle gare sui circuiti cittadini. 
1971/1972
Tutto cambia, dopo Riccione 1971.
Ci si ritrova di fatto orfani delle gare su strada e ci si trasferisce tutti a Santamonica.
Niente retorica. Già è stato detto e scritto.
Ma il "trasloco" ha di fatto portato tutti in pista.
Il percorso istruttivo che si sviluppa lontano nel tempo e nello spazio e parte da un racconto che ha assunto i toni del mito.
E fu così che un certo Massimo, idraulico riminese a cavallo della sua CB750 arriva da buon garibaldino alla curva della Quercia lasciando lì un paio di costole e la moto semidistrutta. "L'è un cancher", fu il suo sbotto, "Quella moto non gira, è un canchero".
(La sottile differenza tra un visionario e una persona normale è che pure io, caduto dalla moto ho dato colpa alla moto, ma non mi è mai passato per la testa di rifarle un telaio).

Matura anni dopo sviluppandosi sotto un acquazzone fino a passo di Via Maggio, e poi giù di nuovo verso Misano. E da lì, tempo qualche anno si propaga come un Vyrus dalle piste alla strada, la consolare di San Marino.

BIMOTA 
DUCATI
PASINI MIMOTO
VYRUS

Strano parlare di artigianalità in presenza di una azienda. In antitesi con i principi di unicità e lavorazioni manuali, l'artigiano a differenza dell'impresa può permettersi variazioni in corso d'opera, una rapida pianificazione di lavoro ed una produzione limitata, infischiandosene delle economie di scala. Produce principalmente per sè, e il prodotto finale passa sotto la lente d'ingrandimento del critico più severo: il suo occhio.


BIMOTA
In qualità di rappresentante del brand romagnolo, Paolo Girotti.
Vi ricordate di Paolo?

Giovane designer, artigiano Bimota, ex stagista Bimota, ex dipendente Bimota, proprietario del marchio Geminiani, amante delle moto. Vero e proprio Indiana Jones del marchio Romagnolo. Ricerca e recupera le moto e i pezzi dell'età d'oro di Bimota. Per portare tutto presso la sua Bimota Classic Parts.
Si è messo in gioco, rischiando molto, tanto. Ottenendo in cambio però tante soddisfazioni dal 2014 ad oggi.
Perchè da allora Paolo di strada ne ha fatta, e anche la Classic Parts, cresce fino a raggiungere la maturità per cambiare sede ed ospitare al suo interno il rinnovato Museo Bimota!

(FOTO VECCHIA SEDE)
Parte dalla Toscana che è ancora un ragazzo Paolo, una laurea in design industriale in mano, la moto nel cuore e un obiettivo. Lavorare nel mondo delle moto. 
I lidi romagni non sono poi tanto distanti. E la voglia di Bimota aumenta. 
Ma Bimota non accetta stagisti. L'alternativa? Altro. Ma altro non è moto. E la tentazione di riprovare in Bimota è così alta che alla fine riesce ad ottenere lo stage formativo. Peccato che anzichè durare tre mesi ne dura quattro volte tanto. Vive l'azienda in maniera attiva: capisce le potenzialità dell'artigianalità della conduzione. La capacità di contrarre i tempi per sviluppare e creare i prodotti. Fino a veder nascere la moto su cui ha collaborato attivamente: la Tesi 3D. Questo il NAMORO e la TE'CHNE. Un sunto delle due domande rivolte a bruciapelo.
E la MOTO IDEALE (terza domanda)? Hai carta bianca, nessun limite all'immaginazione. Come la vorresti? 
"Classica, ma all'avanguardia. Un design unico, ma con forti richiami al marchio.
O, se potessi, riprenderei il progetto Tesi, donandogli un nuovo cuore. Perchè con il propulsore Ducati si è sempre trattato di dover adattare il telaio ad un motore molto particolare. Quando in realtà la curvatura dell'Omega sarebbe da preferire come ha fatto Ascanio con la sua M2, rovesciandola fino ad accogliere il motore, creando un unico elemento stressato di continuità".

Bimota KB1: il mestiere pignolo di perfezionare quello che sembra perfetto.


DUCATI
Allora è possibile coniugare l'aspetto creativo e dinamico tipico dell'artigianato con il pragmatismo rigido delle aziende?
Sì, se avete un reparto corse ombra e assurgete a quartier generale SANTAMONICA(ogni fatto inerente alla scuderia NCR che va dal 1974 al 1979, con test vari per saggiare le qualità delle moto da endurance e formula TT, è puramente casuale ma di sicuro non inventato).

Sì, se decidete di distaccare il polo di ricerca e sviluppo dalla casa madre. Restando fedeli alle proprie origini.

Livio Lodi è stato da me scomodato e chiamato a rappresentare gli anni d'oro dell'artigianato da corsa della Factory di Borgo Panigale.
Curatore del Museo Ducati, di moto ne ha viste, ne ha sentito la voce; soprattutto ne ha spostate a bizzeffe. Ma mai che gli sia passato per la mente di guidarne una. Ciò non significa che non le possa apprezzare e capirne i loro più reconditi aspetti. Anzi...
Perchè Livio? vi potreste chiedere. Non guida moto, è un ricercatore del tempo che fu. E proprio per questo ci può offrire uno spaccato di vita che sarebbe davvero difficoltoso recuperare.
Perchè durante la sua militanza in Ducati ha visto passare centinaia di meccanici, decine di artigiani sopraffini ed un paio di geni.


Se con gli anni 70 Ducati si prepara a sferrare l'offensiva nei campionati endurance e TT, con gli anni anni 80, precisamente nel 1985, si assiste al nuovo corso stilistico inaugurato con la Paso da quell'idraulico che quasi 13 prima aveva trovato fortuna nell'incontro sfortunato con una Quercia.
Nel frattempo in quegli anni, Livio passa dal settore produzione a quello gestionale e gli capitano sotto mano alcuni dati relativi a questa fantomatica CRC, che in gran segreto, allora, si preparava ad assestare un colpo decisivo al mondo delle moto con la 916.

Gioacchino Rossini, Dervis Macrelli e Massimo Tamburini, questi erano solo alcuni dei nomi che comparivano più spesso nei tabulati delle ore di lavoro.

TAKUMI
Migliaia di ore di lavoro impiegate a sviluppare il telaio. 
Ah Livio, ma come sarebbe la tua MOTO IDEALE?
"Probabilmente la prossima che arriverà, e avrà soluzioni innovative. Ma replicare una moto come questa, con le queste linee (la 748R presente in sala, sorellina della 916), e donarle il medesimo appeal, capace anche dopo 25 anni di restare giovane e bella, sarà veramente dura".


PASINI MINIMOTO

Maurizio è un sognatore. Come tutti noi. Ma ha anche i piedi per terra. 
E' che prima delle moto lui ha sempre avuto un debole per l'aviazione. Gli aerei. Una passione paterna che è andata a riflettersi su di lui. 

NAMORO
Come hai fatto allora Maurizio ad innamorarti delle moto?
"E' stata lunga. Un amore lungo decenni. Che torna sempre a riaccendersi. 
Vedi, quando ero un ragazzino da casa mia avevo modo di intravedere questi due piloti che quando correvano e vincevano, dì passavano davanti al mio giardino con queste moto che facevano un baccano infernale, senza casco e la coppa sul serbatoio. E mica te le scordi queste cose. Poi è tornato l'amore per l'aviazione".
E poi?
"Eh poi niente, i motori son tornati e pensa che a mio fratello Luca l'ho spinto io a mettersi sulle moto negli anni 80". 
Fino a quando non videro una Vittorazi, una minimoto. Una moto in miniatura. Rudimentale. Semplice a dir poco. E da lì l'idea.
Perchè no? Perchè non costruire minimoto e provare a farci correre i ragazzi? 
L'impatto, di lì a poco sarebbe stato prorompente tanto da diventare una istituzione per la carriera e la crescita dei giovani piloti.
TE'CHNE
Pasini come pionieri in un settore tutto nuovo, completamente inesplorato.
Le novità si susseguono con una velocità forsennata. E la dimensione artigianale della Pasini Mini Project permette a Maurizio e a Luca di surclassare con novità tecniche ditte di settore ben più blasonate, ma pur sempre vincolate alle logiche aziendali. 
I tempi morti nelle minimoto non ci sono ed il lavoro per Maurizio, che nella vita ha sempre fatto altro, si concentra sempre durante le pause delle festività.
Ed è in questi frangenti che crea: modella carene sulla falsariga delle 500 GP, facendo sognare prima ancora che i bambini, i loro genitori. Fino a replicare opere d'arte come la 916 e la F4 di Massimo. A cui verranno infatti donate le due repliche. 


Due capolavori miniaturizziati.

Ed è attraverso l'aviazione che Maurizio riesce trovare l'equilibrio perfetto per i suoi due amori: l'aerodinamica e le moto.
Con la vetroresina e della colla crea abiti succinti per moderne moto da corsa, come la sua ultima creazione. 


Maurizio, ma se potessi cucire una delle tue carene ad una moto, quale sceglieresti?
Allora, comincio col dire che le minimoto a me son sempre andate un po' strette, perchè da amante dell'aerodinamica non c'è spazio di lavoro su di loro. Il pilota praticamente sovrasta le sovrastrutture e gli studi aerodinamici servono a poco. Così ho cercato di ingrandire le carene e fortuna che ho trovato un paio di moto più grandi per sfogo a questo amore. Con la mia ultima opera sono arrivato a ridare nuova linfa ad un modello che iniziava a risentire degli anni di servizio, e migliorandone non soltanto le linee ma anche le prestazioni, perchè con air box maggiorato ed in pressione abbiamo trovato qualche cavallo in più una volta testata!

Sì ok, ma la tua MOTO IDEALE??
Ah niente, io sotto ad una delle mie carene ci metterei una DESMOSEDICI.
Perchè una volta che si sogna, si sogna in grande.

Ed infine Vi lascio.
Vi lascio con alcuni scatti dei tre giorni di gare, che per intenderci ha coinvolto quasi 500 piloti, 52 equipaggi per la gara Vintage del Campionato Europeo Endurance, altri 25 per il MG Fast Endurance, oltre 10000 spettatori. Insomma un vero successo.



Ma Vi lascio perchè il tempo che Vi chiedo in cambio è sempre un prezzo altissimo da pagare. In cambio però Vi rendo un paio di video. 
Guardateli con calma. Guardateli se potete con i Vostri figli, o che possano le parole che sentirete dapprima ispirarVi perchè è questo quello che fa Ascanio.
Ispira, ispirano i suoi mezzi, ispirano le sue idee. 

Ho avuto modo di avere come miei ospiti due ragazzi dell'Istituto Leon Battista Alberti di Rimini, e sono fiero di loro. 
(sì, la scimmia sono io)
Hanno scelto di spendere il loro tempo libero a sentir parlare Uomini, Artigiani che nonostante le difficoltà del mondo di oggi, affrontano la vita modificando il progetto in corso d'opera.

VYRUS
ASCANIO RODORIGO




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