WDW 2018: SOUND OF PASSION

WDW 2018

World Ducati Week.
Decima edizione. Cioè quasi vent'anni di manifestazione, anzi, dichiarazione d'amore che Ducati fa ai propri Tifosi.
Ai fidanzati e mariti delle Rosse. Che gliele perdonano tutte.


Agli amanti segreti delle Rosse, quelli che girano con le altre, ma che in fondo in fondo una scappattella con la Rossa di Borgo Panigale se la farebbero volentieri.


E più di una volta.
Una sgroppata veloce, intensa.
Di quelle che ti lasciano un segno nel cuore che difficilmente poi fai andar via.

Perchè puoi criticarla. Puoi dire che sono costose. Che hanno una manuntenzione più delicata.
Che il loro motore "duevalvole" è vecchio stronco. Che "dai su, vuoi mettere con una giapponese?"
(se se, ha voja)
Puoi dire, fare, pensare, baciare, guidare, mantenere, obiettare quello che ti pare.
Nessuno mette in dubbio il Tuo/Vostro pensiero.
E proprio a Voi suggerisco di non provarle mai.
Non fateci un giro. Non sgroppatele. 
Perchè una volta che le provi..
Una volta che ti ci siedi, che non sei più sulla moto, ma sei nella moto, dentro di Lei.
E Lei te lo fa capire. E' viva ed è lì per te. Ad ogni rotazione della manopola del gas, ad ogni singolo grado mostra la Sua natura.
Mai sazia di dare emozioni. Mai paga di "dar paga" alle altre.

E allora piano piano inizio a capire il motivo dell'affezione che si prova per questo Marchio, Scudo, Simbolo che attira a sè i motociclisti come api al miele.
WDW
"Ma cos'ha di così mirabolante questo evento?"
Questa maratona, questa WORLD DUCATI WEEK?
Non chiedetevelo. Vivetelo.
Anche se avete solo 14 anni o poco più, anche se siete "solo" alla prima moto, anche se siete alla Xesima moto, giappoitaloamericanglese o di qualunque nazionalità sia, andateci.
Ma adesso che è finito come fare?
Basta solo non disperare, su. Venite con me.


Occorre cercare nel Nostro garage immaginario una bella M900, raggiungere le 88 miglia orarie e ritrovarci nel lontano 1998.


(no niente plutonio, basta della V-Power e filate via a bomba uguale).
Misano e il primo raduno Ufficiale Ducati.
Grande Giove!
Presenze? Nulla in confronto ad oggi. Circa 5000 persone, 5000 fan, 5000 innamorati pronti a percorrere la Via Emilia, quella di Sapegno e dell'Amore lungo questa Via che c'è per i motori, per raggiungere il Mare.
Per raggiungere una pista che rappresenta la Terra dei Mutor:
La Rumagna e i suoi abitanti, La Romagna e i suoi piloti.
Per celebrare tra "pochi" intimi un marchio che trascende l'azienda stessa. E' sintesi di sportività, ma non è solo quello. E' rappresentazione dell'estro Italiano, che si manifesta tanto nel design quanto nelle scelte tecnico-meccaniche.
E' Massimo Tamburini. E' Tardozzi dei primi anni 90. E' Falappa e il Coppa Bassa. E' Chili.
E' FILIPPO PREZIOSI.
E' tutti noi che la supportiamo ogni Domenica. Ogni gara. Ogni volta che si cade ci si rialza. E se arretriamo è solo per prendere la rincorsa.
E' improvvisazione.
E' controcorrente.
E' uscire dagli schemi scegliendo una moto, che distingue e contraddistingue.
5000 moto da mezza Europa, quando ancora il miraggio di una Europa Unita non spaventava, tanto pagavamo in lire.
La Minardi F1, Giancarlo e la corsa al mondiale.


I piloti della WSBK.
I 12 km di serpentone partiti da Sant'Arcangelo alla volta del Parco Nord di Bologna.
Il Monster Dark messo in palio.
I ricordi sbiadiscono. Sembra passata un' Era Tecnologica. Ma mi sbaglio ragazzi.
Ne sono passate almeno due.

Però adesso fate i bravi e rimettete giù quel Monster, che costa pure parecchio poi Vi conosco, lo so che ci fate le derapate alle rotonde.
Tornate con me qui, sempre in Romagna, ma 20 anni dopo.

Cos'è cambiato?
Niente.
Cos'è cambiato?
Tutto.

La passione è rimasta, si manifesta in mille modi e plurime forme. Dalla dichiarazione di desmocrazia tatuata sul corpo, agli allestimenti "reparto corse" replica che a momenti nemmeno la stessa Ducati Corse riesce a permettersi.
E' cambiato il numero dei partecipanti. Oggi siamo oltre le 91000 presenze.
Nemri da MotoGP.
E' cambiata la comunicazione.
I social media permettono la trasmissione in tempo reale di notizie, foto e video. Le distanze si accorciano. I Km magicamente si azzerano. I numeri da esibire alla Stampa diventano iperbolici. I giga diventano Terabyte, le ore di video divengono giorni.
Il successo si misura in foto collegate ad hashtag.
No, cari miei, non è una critica.
E Dio benedica il progresso perchè è un grido nel silenzio. Un faro nell'oscurità. Permette la condivisione di una esperienza, di fruirla da lontano ed essere parte del medesimo progetto.
Ma..
Ma esserci è un'altra cosa.
Ed in fondo Misano non è così lontano, per chi vive in Italia, soprattutto, da raggiungere.
Se nel 1998 partivamo con l'M900 da Bologna, Pisa, Firenze, Milano, Vibo Valentia, Roncofreddo eccetera eccetera eccetera, i Ducatisti di oggi portano la sfida ad un livello estremo. Si parte dalla Cina alla volta della Rumagna.
Passando a salutare il Nostro Domenicali:

A cavallo della nuova Multistrada 1200 Enduro.
("eh si facile così, con tutto quel popò di aiutini tecnologici su...", potreste pensare..)
Però si sono sciroppati oltre 7000Km in 7 giorno, che nemmeno la clinica di Pozzetto.
E aveste visto come mangiavano la piadina.
Tratti percorsi al oltre 250 Km/h (spero non Italia sennò occhio al Tutor, al massimo date la colpa al nonno o alla nonna, tanto col casco non vi riconoscono).
Cambiano le gare in pista, dalle DragRace con le StreetFighter e Diavel, (ricordate il 2012 con Valentino?!), alla Race of Champions di quest'anno.
E' una rivoluzione immobile.
Padiglioni che si aggiungono, altri che si ampliano.
Alcuni nascono ex novo.
Altri crescono, dalla pubertà alla prova di maturità in meno di un biennio.
Ma ce n'è uno che a distanza di (due) anni mi ha letteralemtne colpito.
Se gli altri padglioni hanno una crescita legata al modello di appartenenza, vedi il padiglione Monster, Panigale, Multistrada o Hypermotard, questo ha una caratteristica tutta Sua.
Vi ricordate Lo Strano caso di Benjamin Button?
Del neonato nato vecchio ma che crescendo ringiovanisce?
Ecco la storia di questo spezio espositivo non è poi così dissimile.

E' il Padiglione Heritage.
E' il padiglione delle Vecchie.
Di quelle moto che perdono olio anche da ferme.
Di quelle che devi accudirle, che devi tenerle d'occhio che rischiano di rompersi anche stando immobili.
Quelle che hanno quella patina sui loro serbatoi, sulle loro carene.





Le manopole indurite dal tempo. Le gomme strette. I freni strani, direbbe un ragazzino oggi, padelle a copertura di cerchio, che cosa stramba direbbe un bambino.
Eppure hanno anche dei difetti.
Erano pericolose per le prestazioni in grado di raggiungere in quegli anni.
Cavalcarle, guidarle, portarle al limite era un privilegio per pochi.
Moto che hanno scritto la Storia della Moto, la Storia del Motociclismo con benzina olio e sangue.
Gli sconti li lasciano al Supermercato. Loro non ne fanno a nessuno.
Moto che hanno fascino. Definirle Instant Classic non è poi sbagliato. Ma lo erano già quella volta.
"Passeranno gli anni, cambierann colore, ma io son sicuro che rimarranno icone, visionarie e futuriste come quando vennero presentate in quegli anni così lontani, così distanti da noi."
Di quelle che alcuni, quando le vedono, non ci credono mica che venivano prodotte nello stesso Stabilimento da cui oggi escono le moto megatecnologiche che danno battaglia alle Giapponesi sulle piste di tutto il Mondo.

E' il padiglione delle Scrambler, quelle mono. Quelle vere. Quelle che ad accenderLe prima passavi in Chiesa ad accendere un cero.



E' il 1968 e loro non appartengono all'asfalto. Ma non appartengono nemmeno alla regolarità.
Vivono nel mezzo, sconfinano. Le etichette non si appiccicano. Sfuggono e fuggono, nate per le praterie, le lunghe e sterminate strade bianche, nate per la fuga in città. Cresciute a plaid e camporelle. A pedate sulle pedivelle.
Erano i nostri nonni. Erano i nostri genitori. Erano un simbolo.


E' il paglione di Livio Lodi. Magister Historiae Ducati. Nonchè acre censore di scritti redatti ad mentula canis.

(Livio, per chi non lo conoscesse, è il Curatore del Museo Ducati, nonchè il ragazzo appoggiato alla 750 F1)

Curatore del Museo Ducati, nonchè martire dei vari pipponi, filippiche e sproloqui partoriti dalla mia mente.


E' il padiglione popolato dagli Eterni Benjamin Button.


I capelli bianchi mascherano la loro la vera età che hanno.
I segni sul volto, imprese impresse sulla pella, sfide che la vita sottopone.
Occhi che dicono più di mille parole.
L'animo è quello degli eterni ragazzi, dediti a cazzate, motori, curve e curvone!


E' il padiglione di Roberto Rossi, Professore dell'Istituto Alberti, che sulla scorta di quanto lasciato da Augusto Farneti, porta avanti un progetto ambizioso quanto solido e concreto.


Riscoprire la Storia e lungo questo percorso insegnare un mestiere. Ridare lustro al passato per far risplendere il Futuro. Imparare dagli studenti. Rimanere giovani con i giovani.


E' il padiglione degli Eterni Benjamin Button sì, non solo di capelli bianchi e rughe ma anche di ragazzi che hanno un animo molto più profondo degli anni che si portano appresso, stampato sulla carta d'identità.




Del resto caro Jack hai ragione, si può essere giovani di anni e vecchi ore.

E allora ci si ritrova al padiglione Heritage, dicevo.
Li guardi, e pensi pure che ti possano mandare a caghè (NdE, mandare a quel paese in maniera poco bonaria, dal Romagnolo "mandare a cagare):
"Ragazzi come fa il Sound of Passion?"
E ti guardano come se fossi strano, poi rispondono "Eh, cosa?"
"Dai valà, che rumore fa la passione?"
Ti rispondono così:


Ecco. 
La vera risposta è questa.
Probabilmente non l'unica risposta.
Ma è la più sincera.
Una serenata per chi ha buone orecchie per intenderne il significato.

Questo il preambolo.
Questa l'introduzione.

Dì ma entriamo o no?



Dai allora, fatemi tirare fuori l'Hyper che vi accompagno!

FINE INTRODUZIONE
MA CONTINUA

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