FROM DUST TILL DAWN: ELECTRICHORSEMAN E LA VISIONE OLISTICA DI JEFFREY CARVER
Come ogni Lunedì..
From Dust Till Dawn.
Di e con ELECTRICHORSEMAN, aka MIKE LAWLESS
Questa settimana:
From Dust Till Dawn.
Di e con ELECTRICHORSEMAN, aka MIKE LAWLESS
Questa settimana:
THE HOLISTIC APPROACH TO FLAT TRACK RACING WITH JEFFREY CARVER #23
Con la marcia più alta ed in rapido avvicinamento.
Afferrando d'un tratto il suo progetto, il suo pensiero, ma ti ritrovi a sbattere contro il limitatore alla fine del rettilineo.
Corre con un profilo basso, quasi scazzato, ma molla il freno tardi.
Sbanda grandemente.
Pigia sui freni e la lascia correre sotto di lui. Adesso è tutta trazione e guida.
Hai mai notato come i problemi della vita vengano dimenticati una volta in pista, lì in mezzo alla massima velocità? L'intensità di quel particolare momento ti forza a concentrarti sull'adesso, sul presente. Non hai tempo per pensare al Buono al Brutto e al Cattivo.
Ed è così che la nostra conversazione si è trasformata in "Lo Zen e l'arte di correre nel Flat Track".
Ed onestamente non mi aspetto nulla di più, nulla di meno da Jeffrey Carver.
Abbiamo parlato percezione, di come quelli da fuori sentano e intendano il flat.
Pensano che possa essre semplice. Ma non è così.
O che differenza ci sia tra "corsa" e "competizione".
Il tener sempre in considerazione la capacità di credere in se stessi. Avere fiducia nei cambiamenti e nell'accettare questi ultimi, senza combatterli. Cercare l'equilibrio, restare calmi, e farlo in velocità, in prima fila.
Il lavoro su se stessi è parte integrante dell'allenamento, richiede tampo.
Conducendo uno stile di vita nomade, tipico del pilota da Flat.
Ed in quanto spirito libero, Jeff è rimasto coi piedi per terra mantendo i contatti con i suoi vecchi amici.
Lavorano 40 ore settimaneli, e confrondo la sua vita con le loro, le difficoltà di mandare avanti una famiglia, è ancora più grato per la sua vita da pilota.
Non pensavo che Jeff fosse quel tipo di persona parla solo di se stesso o di moto.
"Tu ottieni qualcosa nel momento in cui sacrifichi qualcosa".
Ha affrontato alcuni momenti difficili.
Alcuni highsides sono stati epici.
E quando ha letteralemente schiantato al sua Kawasaki, ha preso baracca e burattini ed è salito in sella ad una XR750. La moto più titolata al mondo.
E l'ha fatto andando a dominare nel 2017 il Lone Star Half Mile, in Texas.
E la sua impresa ricordata come leggenda: l'ultimo uomo che ha preso la sua moto, caricata su un furgone ed è andato a vincere il Lone Star con la XR750.
Le mani al cielo, in piedi sulle pedane si è aggiudicato il main event.
Ha lasciato un segno indelebile tanto ai fan accorsi per assistere la gara tanto a quelli ai box.
Ed ha colpito così tanto il Team Indian da ingaggiarlo su due piedi.
Il modo migliore per concludere con la gloriosa H-D.
Jeff non ha dimenticato le sue origini.
Ricorda bene quando si presentò alla sua prima gara di Flat a 14 anni, con indosso la vecchia pettorina da cross.
E la più grande soddisfazione viene dalla Moto Anatomy, allenando ed istruendo i futuri campioni del Flat.
Nonostante la loro timidezza ha raggiunto i loro cuori. Disponibile e pronto a dispensare consigli ha comunque perentoriamente insegnato loro il valore e l'onore, come modus vivendi da mantenere vivo.
A correre sì senza giochetti sporchi, ma pronti a battersi in modo pulito in pista.
Un percorso lungo, ma le avventure non sono ancora finite.
Un giorno, quando anche l'ultima bandiera a scacchi sventolerà alla fine del lungo rettifilo, Jeff comunque resterà fedele alla sua vita vagabonda.
Che noi possiamo solo sognare.
E forse tra 20 anni potreste incontrare Jeff col suo zaino sulle spalle che si gira l'America.
Namastè.