200 Miglia di Imola: Delegazione Ducati
Il Bolero di Ravel.
Ecco cosa mi capita ogniqualvolta mi imbatto in quelle motociclette che vengono da Borgo Panigale.
No, non le ultime. Troppo tecnologiche per me..
Sia chiaro, non che ci capisca molto di meccanica, ma le "arzille vecchiette" restano più sincere. Sono come le vedi. Non cambiano carattere con un click.
Le intravedo da lontano, così lontane nel tempo rispetto alla mia età, eppure così evocative: capaci in battito di ciglia di catapultarmi indietro di anni.
Il ritmo, dapprima lento e sommesso, incalza.
Il desmo che prende vita, il battito a cadenza regolare che ti chiama.
Per una sola danza. Lei, che sola non può andar da nessuna parte e tu che vorresti solo qualcosa di più che una semplice moto.
Una compagna. Ci si sfiora, dapprima. Come se quei lenti movimenti siano prerogativa di quello che inevitabilmente dopo accadrà.
Tutto ciò si svolge come una rappresentazione che ha come teatro il Santerno.
Lei, una CorsaCorta del 1973, il più grandioso e potente coppie coniche mai ideato da Taglioni.
Lui, Giancarlo Rossi, che meriterebbe un libro a parte, più che un capitolo.
Qualche cenno a questo birro da corsa lo trovate qui.
Per tutte le altre bellezze di Rosso vestite, e non solo, restate qui.
1972 750 IMOLA
Se le Desmo singles hanno ricevuto l'epiteto di Silver Shotgun, la 750 IMOLA merita, insieme alla successiva CORSA CORTA, quello di proiettili d'argento.
La 750 IMOLA nacque a seguito dell'eco che giunse in Europa dalla 200 Miglia di Daytona del 1970 e 1971: grazie infatti ad una modifica regolamentare vennero ammesse le 750 derivate dalla serie. Per la versione Europea, la 200 Miglia di Imola del '72, Taglioni allestì ben 8 moto per 4 piloti. Rispetto alla sua controparte stradale, la 750 GT, fece inoltre la comparsa per la prima volta su un bicilindrico da 750, la distribuzione desmodromica. Così allestite le 750 erano in grado di erogare dagli 82 agli 84cv (!!!).
La sua diretta rivale, dite?
La MV 750, derivata dalla 500GP, ma con trasmissione a cardano.
Risultato? Una partita a due tra i due alfieri Ducati, Paul Smart e Bruno Spaggiari.Vinta da Smart, in modo molto intelligente (piccolo gioco di parole, ma che in fondo è la verità..).
Grazie a Bruno de Prato per "POTERE DUCATI, libro prezioso quanto raro.
1973 750 CORSA CORTA
Se la 750 IMOLA, sbalordì per le prestazioni messe in campo andando a vincere a mani basse, quasi inaspettatamete, la gara di durata, fu con il 750 CORSA CORTA del 1973 che Taglioni tirò fuori il colpo da maestro.
L'edizione del '73 fu caratterizzata dalla partecipazione di concorrenti più che agguerriti: dal funambolo finlandese Jarno Saarinen con la sua Yamaha 350, già vittorioso a Daytona, passando per le Kawasaki 750 tre cilindri due tempi, senza dimenticare la squadra Harley Davidson con il nostro Renzo Pasolini dietro il cupolino.
Per l'Ingegnere quasta volta, di fronte ad un tale schieramento, sarebbe stata dura. Variò i valori di alesaggio e corsa andando a modificare profondamente il carattere del propulsore. Variò l'angolo tra le due valvole e ne aumentò le dimensioni.
Il risultato? 93cv tra i 10000 e 10500 giri con possibilità di girare ancora più in alto. Valori quasi impossibili per un motore a due valvole raffreddato ad aria di quella cilindrata.
La CORSA CORTA era piccola, grazie al motore così configurato, molto più piccola rispetto alla 750 IMOLA.
Tuttavia, nonostante tutte queste migliorie, questi upgrade, rimediò un onorevole secondo posto con Spaggiari.Vuoi per la suddivisione della gara in due manche, per favorire le moto due tempi, vuoi perchè la tempra del pilota si andava appannando, a vincere fu Jarno, quella stella del motociclismo che avrebbe poi brillato un po' più da lontano, non più con noi, già lo stesso anno.
Grazie a Bruno de Prato per "POTERE DUCATI, libro prezioso quanto raro.
1984/1985 KOBAS 750 F1
Unico esamplare al mondo di una classica per eccellenza, la 750F1, in questo caso però equipaggiata con un telaio fatto ad hoc per l'occasione da Antonio Cobas, un artigiano della velocità spagnolo.
La Kobas adotta un telaio a traliccio che nel suo design ricorda molto da vicino un altro telaio famoso, quello della futura 851, a 4 valvole.
La moto nacque come moto per test e gare, frutto dell'amicizia tra Farnè, no caption needed, e Ricardo Fargas, importatore Ducati in Spagna. Antonio si cimentò nell'allestimento di telaio-sella-serbatoio. Ci pensò Rino Caracchi a Bologna a completare il mezzo.
Non restò semplicemente un moto da esposizione ma venne spremuta a fondo per saggiarne le reali capacità e comparare le differenti scelte ciclistiche.
1986 750 F1
Una moto che necessita di poche, pochissime parole poichè su di lei è stato scritto lo scibile.
Un pezzo importante quanto la Pantah da cui il bicilindrico con distribuzione a cinghia deriva.
Capace di ridimensionare la concorrenza con un "semplice" motore due valvole ad aria, ha letteralmente stregato intere generazioni di motociclisti. Oggi è tra le "modern classic" più ricercate. Quella ritratta è la stessa moto utilizzata da Stefano Caracchi nella stagione 1986, in cui gareggiò anche a Daytona insieme a Lucchinelli e Jimmy Adamo.
Fu il secondo 750 ad eguagliare gli strabilianti valori di potenza espressi 13 anni prima dalla sua controparte a coppie coniche, il CORSA CORTA.
90 i cv alla ruota.
2005 DESMOSEDICI GP5
Era moderna, ma passata in un lampo.
Era ieri che l'entusiasmo per il la nuova avventura in MotoGP pervadeva l'Italia intera.
Chiamati a far sventolare il tricolore contrastando il sole nascente. E quell'impresa affrontata da un manipolo di uomi viene vinta un paio di anni dopo con il funambolo Casey Stoner.
Svolte epocali, rappresentate dall'avvento del nuovo propulsore V4, dalla nuova distribuzione a cascata d'ingranaggi in testa e dal continuo e costante sviluppo del telaio.
2006 DESMOSEDICI GP6
Iniziamo a smettere di fumare...
2006 999R F07
E con la strana voglia di Rossa..?
E con un quesito irrisolto?
Proprietà intellettuale di
Protti Luca
Tutto il materiale pubblicato all’interno del sito turningfireinto.blogspot.com, laddove non diversamente specificato, è da intendersi protetto da copyright. E’ vietata la copia anche parziale senza autorizzazione.
Tutto il materiale è tutelato dalla Legge 22 aprile 1941. n.633, quindi non è pubblicabile da terzi se l’autore non lo consente esplicitamente previa richiesta formale. L’hotlinking è decisamente bandito.
Cliccate Play.
Ecco cosa mi capita ogniqualvolta mi imbatto in quelle motociclette che vengono da Borgo Panigale.
No, non le ultime. Troppo tecnologiche per me..
Sia chiaro, non che ci capisca molto di meccanica, ma le "arzille vecchiette" restano più sincere. Sono come le vedi. Non cambiano carattere con un click.
Le intravedo da lontano, così lontane nel tempo rispetto alla mia età, eppure così evocative: capaci in battito di ciglia di catapultarmi indietro di anni.
Il ritmo, dapprima lento e sommesso, incalza.
Il desmo che prende vita, il battito a cadenza regolare che ti chiama.
Per una sola danza. Lei, che sola non può andar da nessuna parte e tu che vorresti solo qualcosa di più che una semplice moto.
Una compagna. Ci si sfiora, dapprima. Come se quei lenti movimenti siano prerogativa di quello che inevitabilmente dopo accadrà.
Tutto ciò si svolge come una rappresentazione che ha come teatro il Santerno.
Lei, una CorsaCorta del 1973, il più grandioso e potente coppie coniche mai ideato da Taglioni.
Lui, Giancarlo Rossi, che meriterebbe un libro a parte, più che un capitolo.
Qualche cenno a questo birro da corsa lo trovate qui.
Per tutte le altre bellezze di Rosso vestite, e non solo, restate qui.
1972 750 IMOLA
Se le Desmo singles hanno ricevuto l'epiteto di Silver Shotgun, la 750 IMOLA merita, insieme alla successiva CORSA CORTA, quello di proiettili d'argento.
La 750 IMOLA nacque a seguito dell'eco che giunse in Europa dalla 200 Miglia di Daytona del 1970 e 1971: grazie infatti ad una modifica regolamentare vennero ammesse le 750 derivate dalla serie. Per la versione Europea, la 200 Miglia di Imola del '72, Taglioni allestì ben 8 moto per 4 piloti. Rispetto alla sua controparte stradale, la 750 GT, fece inoltre la comparsa per la prima volta su un bicilindrico da 750, la distribuzione desmodromica. Così allestite le 750 erano in grado di erogare dagli 82 agli 84cv (!!!).
La sua diretta rivale, dite?
La MV 750, derivata dalla 500GP, ma con trasmissione a cardano.
Risultato? Una partita a due tra i due alfieri Ducati, Paul Smart e Bruno Spaggiari.Vinta da Smart, in modo molto intelligente (piccolo gioco di parole, ma che in fondo è la verità..).
Grazie a Bruno de Prato per "POTERE DUCATI, libro prezioso quanto raro.
1973 750 CORSA CORTA
Se la 750 IMOLA, sbalordì per le prestazioni messe in campo andando a vincere a mani basse, quasi inaspettatamete, la gara di durata, fu con il 750 CORSA CORTA del 1973 che Taglioni tirò fuori il colpo da maestro.
L'edizione del '73 fu caratterizzata dalla partecipazione di concorrenti più che agguerriti: dal funambolo finlandese Jarno Saarinen con la sua Yamaha 350, già vittorioso a Daytona, passando per le Kawasaki 750 tre cilindri due tempi, senza dimenticare la squadra Harley Davidson con il nostro Renzo Pasolini dietro il cupolino.
Per l'Ingegnere quasta volta, di fronte ad un tale schieramento, sarebbe stata dura. Variò i valori di alesaggio e corsa andando a modificare profondamente il carattere del propulsore. Variò l'angolo tra le due valvole e ne aumentò le dimensioni.
Il risultato? 93cv tra i 10000 e 10500 giri con possibilità di girare ancora più in alto. Valori quasi impossibili per un motore a due valvole raffreddato ad aria di quella cilindrata.
La CORSA CORTA era piccola, grazie al motore così configurato, molto più piccola rispetto alla 750 IMOLA.
Tuttavia, nonostante tutte queste migliorie, questi upgrade, rimediò un onorevole secondo posto con Spaggiari.Vuoi per la suddivisione della gara in due manche, per favorire le moto due tempi, vuoi perchè la tempra del pilota si andava appannando, a vincere fu Jarno, quella stella del motociclismo che avrebbe poi brillato un po' più da lontano, non più con noi, già lo stesso anno.
Grazie a Bruno de Prato per "POTERE DUCATI, libro prezioso quanto raro.
1984/1985 KOBAS 750 F1
Unico esamplare al mondo di una classica per eccellenza, la 750F1, in questo caso però equipaggiata con un telaio fatto ad hoc per l'occasione da Antonio Cobas, un artigiano della velocità spagnolo.
La Kobas adotta un telaio a traliccio che nel suo design ricorda molto da vicino un altro telaio famoso, quello della futura 851, a 4 valvole.
La moto nacque come moto per test e gare, frutto dell'amicizia tra Farnè, no caption needed, e Ricardo Fargas, importatore Ducati in Spagna. Antonio si cimentò nell'allestimento di telaio-sella-serbatoio. Ci pensò Rino Caracchi a Bologna a completare il mezzo.
Non restò semplicemente un moto da esposizione ma venne spremuta a fondo per saggiarne le reali capacità e comparare le differenti scelte ciclistiche.
1986 750 F1
Una moto che necessita di poche, pochissime parole poichè su di lei è stato scritto lo scibile.
Un pezzo importante quanto la Pantah da cui il bicilindrico con distribuzione a cinghia deriva.
Capace di ridimensionare la concorrenza con un "semplice" motore due valvole ad aria, ha letteralmente stregato intere generazioni di motociclisti. Oggi è tra le "modern classic" più ricercate. Quella ritratta è la stessa moto utilizzata da Stefano Caracchi nella stagione 1986, in cui gareggiò anche a Daytona insieme a Lucchinelli e Jimmy Adamo.
Fu il secondo 750 ad eguagliare gli strabilianti valori di potenza espressi 13 anni prima dalla sua controparte a coppie coniche, il CORSA CORTA.
90 i cv alla ruota.
2005 DESMOSEDICI GP5
Era moderna, ma passata in un lampo.
Era ieri che l'entusiasmo per il la nuova avventura in MotoGP pervadeva l'Italia intera.
Chiamati a far sventolare il tricolore contrastando il sole nascente. E quell'impresa affrontata da un manipolo di uomi viene vinta un paio di anni dopo con il funambolo Casey Stoner.
Svolte epocali, rappresentate dall'avvento del nuovo propulsore V4, dalla nuova distribuzione a cascata d'ingranaggi in testa e dal continuo e costante sviluppo del telaio.
2006 DESMOSEDICI GP6
Iniziamo a smettere di fumare...
2006 999R F07
E poi c'è lei. L'apice. Una di quelle per cui prendere una sbandata e lasciare la propria moto per lei.
Consapevole che non ne hai abbastanza per portarla al limite. Ma in fondo tu la vuoi solo possedere. Divertirti senza pensare alle conseguenze.
Trasuda peccaminosità da ogni singolo rivetto, da ogni vite al titanio. Il traliccio di rinforzo apposto alla parte superiore del telaio palesa a tutti lo stato di forma di cui gode il Testastretta da 999cc. L'unica bicilindrica di Borgo Panigale ad aver massacrato i propri avversari ad armi pari. Senza sconti, o come dicono le malelingue gli "aiutini" dei cc in più.
Come il Marchese del Grillo, o pago o non pago, la 999 l'ha fatta pagara cara a tutti.
Linee tese disegnate dal vento, squadrata, strana. Il suo unico obiettivo: vincere.
Figlia di quel genio di Terblanche ha saputo conquistare più vittorie che cuori.
Eppure, a distanza di anni ha saputo far breccia anche in coloro che non hanno saputo capirla.
D'altronde spesso capita quando si è troppo avanti rispetto ai tempi che corrono.
165kg a secco.
194cv a 12500giri.
Un cavallo di razza che anche il buon Massimo Pierobon conosce bene.
Consapevole che non ne hai abbastanza per portarla al limite. Ma in fondo tu la vuoi solo possedere. Divertirti senza pensare alle conseguenze.
Trasuda peccaminosità da ogni singolo rivetto, da ogni vite al titanio. Il traliccio di rinforzo apposto alla parte superiore del telaio palesa a tutti lo stato di forma di cui gode il Testastretta da 999cc. L'unica bicilindrica di Borgo Panigale ad aver massacrato i propri avversari ad armi pari. Senza sconti, o come dicono le malelingue gli "aiutini" dei cc in più.
Come il Marchese del Grillo, o pago o non pago, la 999 l'ha fatta pagara cara a tutti.
Linee tese disegnate dal vento, squadrata, strana. Il suo unico obiettivo: vincere.
Figlia di quel genio di Terblanche ha saputo conquistare più vittorie che cuori.
Eppure, a distanza di anni ha saputo far breccia anche in coloro che non hanno saputo capirla.
D'altronde spesso capita quando si è troppo avanti rispetto ai tempi che corrono.
165kg a secco.
194cv a 12500giri.
Un cavallo di razza che anche il buon Massimo Pierobon conosce bene.
E poi tante altre.
Tuttavia, dopo 15 minuti di Bolero, 15 minuti di danze in cui si alternano i medesimi strumenti, dai due ai quattro valvole, cambiandone l'ordine, il ritmo e i passi, non siete un piccolo poco esausti..?
E con la strana voglia di Rossa..?
E con un quesito irrisolto?
Proprietà intellettuale di
Protti Luca
Tutto il materiale pubblicato all’interno del sito turningfireinto.blogspot.com, laddove non diversamente specificato, è da intendersi protetto da copyright. E’ vietata la copia anche parziale senza autorizzazione.
Tutto il materiale è tutelato dalla Legge 22 aprile 1941. n.633, quindi non è pubblicabile da terzi se l’autore non lo consente esplicitamente previa richiesta formale. L’hotlinking è decisamente bandito.